La sua poesia poggia su di una base di interiorità e trascendenza: un guardarsi dentro e, a "voce alta", ricordarsi e ricordare. E' l'incedere della vita ad essere messo in vetrina, quell'incedere inesorabile per tutti, da cui si innalzano, a volte, momenti indimenticabili, efflati spesso impensabili. Il quotidiano e la materialità si sgretolano e la purezza del pensiero e del sentimento creano templi di memoria dentro i quali celare una parte di noi stessi. La poesia non è un romanzo, non ha una trama, non ha storia tracciata.
(P.PISANI)
La sua poesia è soprattutto un messaggio di emancipazione da ogni pregiudizio , di redenzione di riscatto da ogni forma di servitù, di costrizione e di imposizione ..... Ia libertà è una parola ed un concetto che tuona sovente nel vocabolario poetico e nel proclama sentimentale di Mencucci Assunta........ ma le farfalle sono il simbolo, oltre che della libertà, pure della fantasia, fatta di voli e di colori, nonché della bellezza e della leggiadria espressa particolarmente nei fiori, e della vita, realizzata attraverso una lacerante metamorfosi......
Effettivamente l'uomo di oggi è costretto a vivere in un mondo da autentico automa, dove anche il divertimento è programmato dai mass media, può anche morire, e non solo dentro, per la mancanza della fantasia, per non poter colorare da solo la propria esistenza. E' affascinante scoprire, poesia dopo poesia, quanto sia determinante per la poetessa grossetana di origine umbra il linguaggio dei colori. Pochi autori sanno adoperare l'aggettivo qualificativo con la parsimonia e la sobrietà come lo fa Assunta Mencucci Buccelli. Lei, sa bene che ogni sostantivo evoca di per sé un colore. Chi non conosce il colore della paura, della verità, della solitudine, del grido, dell'angoscia, del pianto, del silenzio, della libertà?
Vera "macchiaiola" per lei il bianco è il colore del volo dei gabbiani, della tomba sulla collina, delle scarpe impolverate, dei grembiuli delle donne, dei buoi al giogo ed al pascolo, delle mani di Teresa, l'attivista dal tragico destino; il rosso è il colore del sole e del carro su strade d'erba; chiara è l'acqua del fiume; giallo è il colore dei campi di grano; verdi sono le querce ed i prati; marrone è la terra lavorata di fresco e le foglie d'autunno; celeste è il cielo ed i fiordalisi; scuri sono gli occhi; grigia è la strada, nero è il vestito della notte ed il colore del suo abito.
Dalla tavolozza della sua anima attinge tutte le gradazioni dei colori per dare smalto, vivacità, proprietà ad ogni termine, quando esiste l'urgenza. A questo punto forse Assunta Mencucci Buccelli, oltre che poetessa, è pure pittrice e cultrice della buona musica.
Nel suo fraseggio lirico il colore è in sintonia con il fiore, con una differenza fondamentale: quando parla di fiori, più che dal colore, è colpita dal profumo, dall'odore. Non sono più gli occhi appagati, ma l'anima tutta freme in un arcobaleno di percezioni. I profumi sono intensi e caldi e generano sensazioni improvvise e violente: i profumi sono quelli del tiglio, della terra, dei papaveri, sono quelli del fieno, presenti in quattro sue poesie a testimonianza delle sue radici. Ama i fiori, il dono dei fiori.........surrealismo metempsicosi a parte, i frammenti delle sue liriche esprimono un grande desiderio d'amore, intenso come dedizione, vero trionfo sulla morte.
"Chiara" è la poesia che s' innalza e si fa splendore come policromo mosaico. E' la figlia dell'autrice ma qui, è l'espressione della donna in una fantasmagorica allegoria riflessa in due occhi d'oro.
Colori, sapori, profumi, odori, la strada dei ricordi e della nostalgia.........Nella tematica delle sue poesie non va mai perso di vista il senso del ritorno: non solo il ritorno nella visione esistenzialmente cosmica di Ulisse che approda ad Itaca, ma pure il ritorno ad una vita più serena, senza insonnie per l'angoscia e l'assillo dei perché, ad una civiltà meccanica.
Allora la poesia di Assunta Mencucci Buccelli scandaglia la sua infanzia e la sua fanciullezza........l'autrice altro non desidera che quelle piccole cose che rendono felice la sua vita: ritrovare il tepore della notte, l'odore della terra bagnata, le lunghe corse sui prati, la casa lungo il fiume, le sere d'estate tra concerti di grilli, sedere all'aperto sui scalini della casa, mangiare grappoli d'uva colti dal ramo, il volo delle rondini, il respiro della primavera, i balconi fioriti, il carro rosso: quello che si auspica insomma è il ritorno ad una vita valida interiormente anche se povera.......non possono chiamarsi progressi tutti questi attentati allo svilimento della natura umana.
La poesia si fa pensosa, acquista venature di ironia, e prevale infine l'ottimismo per un avvenire migliore.
Ma i temi che Mencucci Assunta Buccelli affronta sono disparati e molteplici, dall'ecologia all'amore: e su quest'ultimo argomento in particolare modo la sua poesia esce fuori dagli esigui schemi ed ambiti del diario privato di una cronaca personale per farsi motivo universale, trasfigura la quotidianità per essere libera voce di un'anima che offre la sua storia e la sua esperienza...... solo una donna che crede nel valore della vita poteva così efficacemente dare al banale oggettivo cariche tanto ricche di valenze emotive e restituire termini di non più astratte ideologie verso aperte e sicure soluzioni.
Particolare attenzione meritano "Quando tu verrai", "Solitudine", "Se tu fossi nato", "Quando mi siederò e mi riposerò" ("Non chiudetemi tra pareti umide e fredde") fa ricordare l'"Accattone" di Pasolini nel dialogo con il custode del cimitero per la scelta della tomba al sole; "Quando tu verrai" è una partita a scacchi con la morte, come in "Settimo sigillo" di Bergman. Poesia intima è quella di Mencucci Buccelli Assunta, poesia delle piccole semplici cose, improntata ed impostata nella più serena compostezza, nella spontaneità dell'intuizione e del discorso. Ha dato senso e significato alle parole, riuscendo ad essere, senza forzature, coincisa, nitida. Assertrice della libertà come condizione di vita e della fantasia come mezzo per la sopravvivenza, la sua poesia è pulita, come espressione, come sentimento, come messaggio.
Ha tolto ogni forma di punteggiatura dando alle iniziali maiuscole ed agli spazi il senso delle pause e degli stacchi, del respiro e della meditazione. Adopera spesso il futuro, a volte in forma profetica, quasi biblica, in un andare salmodiante ed ieratico, con il rigore di un sillogismo e con il ritmo di un blues.
Tutto un mondo di affetti si immensa nelle sue opere in un incedere calmo e senza grida nelle maglie del pensiero che conduce direttamente a Dio. (Agostino PENSA)